Roma, 12 novembre 2016. La richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla procura di Savona smonta il teorema costruito dell’ex procuratore capo, in gran parte fondato sull’indagine epidemiologica imbastita e realizzata, è bene ricordarlo, anche da tecnici che erano nel contempo consulenti della procura e militanti dei comitati locali che chiedevano la chiusura della centrale.

Va rilevato che nel provvedimento di richiesta di rinvio a giudizio non compaiono diversi manager e amministratori di Tirreno Power, e che nei giorni scorsi si era avuta l’archiviazione per i pubblici ufficiali, tra i quali anche coloro che hanno correttamente rilasciato le autorizzazioni e esercitato il controllo sul funzionamento della centrale di Vado Ligure come peraltro riconosciuto dalla stessa procura.

Sono passati sette anni dall’inizio di questa inchiesta e oltre due anni e mezzo dal sequestro che ha provocato il rischio di fallimento per Tirreno Power e un grave danno sociale al territorio. Ora si arriva all’archiviazione della posizione della maggior parte degli indagati, e alla presa d’atto che a tutt’oggi non si hanno elementi certi in merito alle presunte centinaia di vittime richiamate specificatamente anche nell’atto di sequestro di un impianto che funzionava in regola con le norme e le autorizzazioni ambientali, fatto affermato negli atti dalla stessa Procura.

Sui presunti danni ambientali siamo certi sarà fatta chiarezza visto che a distanza di oltre due anni dal fermo degli impianti tutti i dati ufficiali documentano che la qualità dell’aria era e rimane tra le migliori d’Italia ed è sostanzialmente identica a quando i gruppi lavoravano.